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IL VENTO DELL’EST PORTA SOLO NOVITA’

…il punto sui campionati meno conosciuti ovvero basta che ci siano 22 uomini che calciano una palla…a cura di Daniele Mercati-SETTANTATREESIMA PUNTATA
Il Resto del mondo - 09/06/2011

ROMANIA

Ampia panoramica sulla stagione calcistica rumena appena andata in archivio che non è certo stata avara di colpi di scena. In Romania c’è il nuovo che avanza: già da qualche anno le storiche squadre che hanno dominato questo torneo vestono i panni di sparring partner e non più di protagoniste lasciando la scena a club sconosciuto che spesso sentiamo addirittura nominare per la prima volta. Ha infatti vinto lo scudetto per la prima volta nella sua storia l’Otelul Galati che, per rendere bene l’idea, è la terza compagine negli ultimi quattro anni ad ottenere il primo acuto. Non sappiamo cos’abbia determinato questa crisi dei colossi storici, però non nascondiamo un certo piacere nel vedere nuove realtà scrivere il proprio nome negli albi d’oro.

Questo Otelul Galati è un club relativamente giovane, fondato nel 1964, che come miglior risultato finora aveva ottenuto un quarto posto nella stagione 1997/98; quest’anno ha sempre stazionato nei primi posti fondando le proprie fortune sul gruppo. Di certo questa formazione non si può definire uno schiacciasassi, a conferma di ciò basta dire che alla fine del campionato non vanta né il miglior attacco né la miglior difesa, però ha saputo fare della regolarità la sua arma migliore, infatti nel piattume generale che regna da qualche anno in Romania la regolarità è proprio l’asso nella manica. L’Otelul Galati ha costruito il suo successo soprattutto tra le mura amiche, lo Stadio “Otelul” è diventato via via un fortino inespugnabile, nelle 17 partite casalinghe disputate sono arrivate 12 vittorie e 5 pareggi (l’imbattibilità interna ha così ampiamente superato l’anno dato che l’ultima sconfitta tra le mura amiche è datata 21/03/10). Come si diceva il trionfo è arrivato grazie al gruppo, zoccolo duro di rumeni doc, qualche innesto straniero ma nessun solista, basti vedere che il primo nome della squadra nella classifica marcatori è al 14° posto con sole 8 marcature. Ora per gli uomini di Munteanu si spalancano i gironi di Champions League ma il rischio più grosso è quello di subire il contraccolpo com’è capitato ad esempio all’Unirea Urziceni campione due anni fa, secondo l’anno scorso e clamorosamente retrocesso quest’anno.



Dunque le due squadre più titolate di Romania, Steaua e Dinamo Bucarest, vedono sfumare un ritorno alla vittoria che dura rispettivamente da 5 e da 4 anni, però se non altro nella stagione corrente hanno ottenuto buoni risultati nella Coppa Nazionale raggiungendo entrambe la finale (per la Dinamo l’ultima volta era stata nel 2005 e per la Steaua nel 1999) dando vita a un accesissimo derby che non si verificava dal 1990 quando allora invece era una consuetudine (dall’’86 al ’90 le due squadre giocarono 5 finali consecutive). Alla fine l’ha spuntata la Steaua Bucarest per 2-1 mettendo in bacheca la 21’ Coppa di Romania allungando in testa alla classifica generale delle coppe vinte.



In quanto a colpi di scena però, quest’anno in Romania non si sono fatti mancare niente, visto che la classifica finale è stata decisamente stravolta dalla precaria situazione finanziaria di diversi club che ne hanno sancito la retrocessione a tavolino. Il caso più eclatante è senz’altro quello del Timisoara che ha lottato fino all’ultimo con l’Otelul Galati per lo scudetto, finendo poi la stagione al secondo posto (posizione che gli avrebbe garantito i preliminari di Champions League), ma che è stata retrocessa addirittura in Terza Lega per i debiti accumulati. Nella massima competizione europea va così il Vaslui della vecchi conoscenza Adailton (vedere la rubrica “TOH, CHI SI RIVEDE” della puntata n. 41) mentre tutte e tre le squadre della capitale accedono all’Europa League (da notare che l’ultimo atto di questa Coppa Europea l’anno prossimo si giocherà proprio a Bucarest). Infine anche in coda c’è stato un piccolo ribaltone che ha garantito la permanenza in massima serie del club arrivato ultimo: ebbene sì, lo Sportul Studentesc, delle ultime 5 classificate, è l’unica con i conti in regola e le rigide norme della Federazione Rumena ha fatto sì che a scendere di categoria fossero le altre quattro.






Rubrica nella Rubrica TOH, CHI SI RIVEDE

Come detto più volte, si verifica spesso nel mondo del calcio che un campione affermato, vincente, considerato addirittura tra i migliori al mondo, cambiando casacca non riesca più a toccare le vette raggiunte in passato. I casi più recenti sono quelli di Andriy Shevchenko e Kakà, che una volta lasciato il Milan non sono più stati capaci di ripetere le gesta messe in mostra in rossonero, ma anche di Thierry Henry (33 anni, in alto nella foto). E’ proprio il francese il protagonista di questa rubrica settimanale che tutti ricordiamo autentico fenomeno con la maglia dell’Arsenal con cui ha vinto numerosi trofei, e tutti abbiamo ancora stampato nella mente l’estate del 2007 quando lasciò i londinesi per trasferirsi al Barcellona. Ecco, da lì in poi il talento dell’attaccante si è disperso, ha continuato sì a vincere (l’unica Champions League del suo personale palmares è arrivata in blaugrana) ma non più da trascinatore, piuttosto da comparsa. Con il passare del tempo al suo posto veniva sempre più spesso preferito Pedro Rodriguez così che nel Luglio del 2010 il divorzio dal Barcellona diventa realtà. Nessun trasferimento in un altro grande club europeo però, ma l’attraversamento dell’oceano per andare a sposare i colori del New York Red Bulls con cui gioca tuttora. Di questa scelta il suo conto in banca di sicuro non ne avrà risentito anche se a livello agonistico è un po’ come comunicare al mondo intero che si è sulla via del tramonto. La sua esperienza statunitense è iniziata l’anno passato con sole 2 reti in 11 presenze e l’eliminazione della sua squadra al primo turno dei playoff mentre nella stagione corrente le marcature sono già 6 in 10 apparizioni, sapremo dove sarà riuscito ad arrivare nel prossimo Novembre. In ogni caso di fronte a un campione del suo calibro bisogna solo levarsi il cappello, la sua carriera parla da sola anche a livello di Nazionale: a mangiarsi le mani quando si fa il suo nome è solo la Juventus che riuscì a metterci le mani sopra anticipando tutti nel 1999. Nei pochi mesi che gli vennero concessi a Torino non fu messo nelle condizioni di esprimere il suo valore e fu lasciato partire troppo facilmente, col senno di poi i Dirigenti della Vecchia Signora avrebbero dovuto fare carte false per trattenerlo.

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