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NEWS - SCONFITTA CON LA CORREGGESE? NON C’È TEMPO PER PENSARCI. IL LAVORO CHE STIAMO SVOLGENDO VERRÀ RIPAGATO” - INTERVISTA AD ALESSANDRO CASTELLANA DEL NIBBIANO VALTIDONE
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SCONFITTA CON LA CORREGGESE? NON C’È TEMPO PER PENSARCI. IL LAVORO CHE STIAMO SVOLGENDO VERRÀ RIPAGATO” - INTERVISTA AD ALESSANDRO CASTELLANA DEL NIBBIANO VALTIDONE

Intervista di Cristiano Cavallaro in collaborazione con IlTerzoTempo.net
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calcioreggiano.comGenerica - 02/07/2025

Il Nibbiano & Valtidone, nella scorsa stagione, si è reso protagonista di uno splendido percorso nel campionato di Eccellenza, arrivando in vetta alla graduatoria a pari punti con la Correggese, perdendo tuttavia lo spareggio. Abbiamo chiesto, dunque, ad uno dei protagonisti di quella partita, Alessandro Castellana, di illustrarci i punti di forza da cui la sua squadra dovrà ripartire il prossimo anno, per conquistare il salto di categoria. Oltre a ciò, abbiamo parlato anche dei grandi calciatori ed allenatori con cui ha avuto modo di confrontarsi in una lunga carriera che lo ha visto giocare persino in Serie C.

La tua prima esperienza tra i grandi è stata quella con il Pro Piacenza. Il primo anno avete ottenuto la promozione in C, mentre il secondo vi ha visti centrare la salvezza ai play-out. Cosa puoi dirci di questo capitolo della tua carriera?

“La prima stagione tra i grandi è stata molto formativa. Io feci la Berretti nella Reggiana e l’anno dopo mi cercò il Modena, ai tempi in Serie B, che avrebbe voluto farmi giocare in Primavera. Un ragazzo ancora giovane giustamente ambisce alla massima categoria, dunque approdare in gialloblu sarebbe stata sicuramente la scelta più ovvia, ma che, secondo me, si sarebbe rivelata sbagliata. Ascoltai i consigli del mio procuratore dell’epoca, che mi disse che giocare in D sarebbe stato più costruttivo, in quanto mi sarei confrontato con atleti più grandi di me. Ovvio che non potrò mai sapere come sarebbe andata se avessi optato per i Canarini, però sono molto contento della decisione che ho preso. Quella stagione è stata molto bella, perché la squadra era forte: siamo riusciti a vincere un campionato e ho imparato tanto. Inoltre ho giocato molto, sia a destra che a sinistra. Anche nell’annata seguente ho trovato spazio praticamente sempre. E’ stato un percorso difficile, in quanto ci fu inflitta, ad inizio torneo, una penalizzazione di 8 punti. Era la prima stagione di Serie C ed era una società umile, ma ci siamo riusciti a salvare tramite i play-out. L’esordio tra i professionisti per me fu incredibile: giocammo il 29 di agosto a mezzogiorno, contro il Grosseto. Un Grosseto fortissimo. In quella partita marcavo Torromino, un calciatore molto bravo, che poi ha fatto anche la B. Vincemmo la partita e fu una gioia immensa”.

Una delle tue esperienze successive è stata quella con il Santarcangelo. Avevi un allenatore come Zauli e in squadra c’era un certo Gerli, oggi al Modena.

“In realtà, dopo il Pro Piacenza ho firmato un contratto di due anni con la Reggiana. Avevo fatto 6 mesi in prima squadra, ma, davanti a me, nelle gerarchie, c’era Mogos, un calciatore che per il modulo e le caratteristiche era più adatto. Aveva più esperienza e la totale fiducia del mister, quindi era lui il prediletto ed era anche giusto che fosse così. Ad ogni modo, a Reggio mi sono trovato bene con tutti: il gruppo era bellissimo e mi piaceva molto vivere la città. Dopo metà stagione, però, sono passato al Santarcangelo per trovare più continuità. Zauli mi ha colpito significativamente: era un allenatore preparato, che non eccedeva in tatticismi. Era totale, nel senso che sapeva preparare bene la partita e dava la giusta carica agonistica. Scendevamo in campo con un 4-3-1-2: avevamo un trequartista molto bravo, a centrocampo c’era Gerli, in attacco Guidone – anche lui arrivato poi a vestire la maglia granata – e pure la difesa era solida. Era una squadra molto forte. Abbiamo fatto un girone di ritorno davvero niente male: 32 punti raccolti, un ritmo da play-off. Siamo riusciti a salvarci senza fare i play-out, quindi è stata una bella soddisfazione. Fu molto importante per me, perché passai dalla panchina dei primi mesi al giocare praticamente tutte le partite nella seconda parte di quell’annata”.

Ti sei poi trasferito al Piacenza, trovando anche qui dei compagni niente male, come Pergreffi in difesa e Segre a centrocampo. Quanto è stato positivo, per te, il periodo in biancorosso?

“Anche a Piacenza avevo firmato per due anni di contratto: durante il primo ho giocato poco, collezionando 9 presenze tra campionato e coppa, mentre il secondo mi ha visto disputare gran parte dei match del girone di ritorno. La squadra era molto competitiva e io andai là perché mi volle il mister. Purtroppo, però, ho avuto un infortunio il giorno prima dell’esordio in campionato e il laterale che giocò al mio posto fece piuttosto bene nel mese in cui restai ai box, pertanto è stato difficile ottenere spazio. E’ stato, ad ogni modo, importante, perché ho imparato che alle volte bisogna anche saper soffrire in silenzio e impegnarsi. Quelle due stagioni sono state molto belle, anche perché, durante la prima, abbiamo affrontato il Parma in Coppa, mentre nella seconda abbiamo sfidato la Sambenedettese ai play-off, vincendo all’andata, ma perdendo al ritorno – fu comunque fantastico perché c’erano 6000 persone allo stadio -. Globalmente, quindi, questa esperienza al Piacenza è stata molto importante: mi sono divertito e giocavo a casa di fatto”.

Un’altra maglia a cui hai dato tanto è stata quella del Cuneo. Cosa hai provato quando avete battuto la Virtus Entella capolista?

“A Cuneo ho avuto il piacere di conoscere un ambiente splendido, stringendo amicizie con persone con cui mi sento tuttora. Anche calcisticamente è andata bene: giocavo sempre. Purtroppo, però, la società è poi fallita, quindi è stato un anno un po’ tribolato, nonostante avessimo ottenuto molti punti. Avevamo sconfitto l’Entella, ma anche l’Alessandria 4-0: avevamo realizzato proprio un bel cammino. Mi è dispiaciuto molto – come ti dicevo – che la squadra sia fallita, perché era un ambiente in cui sarei rimasto a lungo, però il calcio è così. Lì c’era una squadra forte e giovane: tanti ragazzi arrivarono a giocare in Serie B”.

Oggi sei al Nibbiano & Valtidone: cosa rappresenta per te questa maglia?

“E’ una società ambiziosa, che ogni anno vuole vincere, costruendo sempre delle squadre forti. Io ho deciso di scendere in Eccellenza perché mi permette di lavorare e allo stesso tempo di giocare a calcio – fare soltanto questa seconda attività non mi dava la sicurezza e la stabilità che desideravo -. Ho scelto, pertanto, di tornare nella mia città: sono felicissimo di svolgere due mestieri. L’anno scorso per due minuti non siamo riusciti ad ottenere il salto in D, ma ci siamo andati piuttosto vicini. Ci riproveremo in questa stagione, ripartendo con grande forza e voglia. Sono sicuro che, prima o poi, il lavoro che stiamo svolgendo in questi anni verrà ripagato. Speriamo ovviamente che ciò accada presto, magari al termine del prossimo campionato…”

I momenti più belli da quando hai intrapreso questa avventura? Forse la vittoria della Coppa?

“La vittoria della Coppa è stata un momento fantastico, ma, per quanto possa sembrare paradossale, anche la partita con la Correggese – lo spareggio disputato a Piacenza (non al “Galleana” ma in un campo lì vicino) – è stata una soddisfazione: giocavamo davanti a 2000 persone. Non abbiamo raggiunto l’obiettivo, ma è stato comunque bello”.

Come avete fatto a metabolizzare quella sconfitta?

“E’ stata metabolizzata in fretta. Sicuramente dispiace, ma non c’è il tempo di mettersi a piangere. Ovvio che quando si perde un campionato in questo modo c’è amarezza, però le possibilità ci sono ancora. Bisognerà assolutamente riprovarci l’anno prossimo, magari con ancora un pizzico di rabbia in più. Abbiamo visto sfumare un sogno proprio all’ultimo, quindi forse necessitiamo appunto di maggiore cattiveria. Penso, però, che tanto dipenda anche dagli episodi: noi abbiamo fatto tutto benissimo, così come la Correggese. E’ mancato proprio un dettaglio. Errichiello si è inventato un eurogol a pochi minuti dalla fine e ciò ha cambiato le nostre sorti. Non serve, però, pensarci troppo, né tantomeno avere rimpianti: ci riproveremo”.

A giudicare dai risultati che avete ottenuto negli anni, tra l’altro, penso si possa dire che il Nibbiano abbia avuto una crescita esponenziale. Quali possono essere i punti di forza da cui ripartire e che gioia è stata per te la riconferma?

“La società tutti gli anni è in crescita: aggiunge sempre qualcosa di nuovo e prova continuamente a fare le cose nel miglior modo possibile. Ricordiamoci che Nibbiano è un paese davvero piccolo e il presidente è riuscito a portare la squadra in Eccellenza, sfiorando la Serie D, quindi tanto di cappello. Ci sono tante persone “dietro le quinte” e questa è una cosa davvero bella. Sono molto contento della riconferma: questo è il quinto anno che andrò ad affrontare, pertanto sono pienamente dentro al progetto e spero che presto questa piazza possa gioire per una promozione. Mi auguro che l’anno prossimo sia quello giusto. Abbiamo tutte le carte in tavola per fare bene, per di più ci sono tante persone che non ci fanno mancare niente. Si sta bene e questo è l’importante”.

Ringraziamo vivamente l’A.S.D. Nibbiano & Valtidone per la splendida opportunità concessaci ed Alessandro per la sua meravigliosa disponibilità.








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