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NEWS - «I MIEI RAGAZZI DEVONO GIOCARE SENZA TIMORI. LA LORO DEDIZIONE MI RENDE ORGOGLIOSO» - INTERVISTA A MISTER CRISTIAN BORGHI (STORIE DI PROVINCIA #4)
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«I MIEI RAGAZZI DEVONO GIOCARE SENZA TIMORI. LA LORO DEDIZIONE MI RENDE ORGOGLIOSO» - INTERVISTA A MISTER CRISTIAN BORGHI (STORIE DI PROVINCIA #4)

Intervista di Cristiano Cavallaro al tecnico dell'Arcetana, in collaborazione con la pagina "ilterzotempo.net"
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calcioreggiano.comGenerica - 24/09/2025

A poche giornate dal termine dello scorso campionato di Eccellenza, l'Arcetana sembrava destinata alla retrocessione in Promozione, complice una serie di risultati tutt'altro che brillanti. Eppure, Mister Cristian Borghi è riuscito a compiere l’ennesimo miracolo della sua carriera da allenatore, guidando i suoi ragazzi verso una salvezza insperata. I Biancoverdi hanno poi confermato questo straordinario slancio anche nelle prime giornate della nuova stagione, rimanendo imbattuti e riuscendo a fermare squadre di altissimo livello come Fidentina Borgo San Donnino e Nibbiano & Valtidone. Abbiamo quindi chiesto al "Mago" - questo il suo soprannome ormai ben consolidato - di raccontarci come sia riuscito a motivare i suoi ragazzi, portandoli a un clamoroso cambio di rotta e sorprendendo tutti.

Come e quando ha deciso di diventare allenatore?

<«Quando giocavo, ho avuto parecchi infortuni, soprattutto alle caviglie - ho subito 7-8 distorsioni e una mi ha persino costretto ad operarmi ai legamenti -. L’ultimo anno ero in Seconda Categoria, alla Reggio Lepidi, squadra che oggi non c’è più. Ero uno dei giocatori con più anni di esperienza in rosa e, in campo, ero quello che dava più indicazioni. I miei compagni - che mi chiamavano “bomber” - mi hanno chiesto:”Ma se iniziassi tu ad allenarci la prossima stagione?”. Avevo preso il patentino l’anno prima, perché mi ero rotto una costola e avevo approfittato dei sei mesi di stop per fare il corso. Ho accettato la proposta di questo gruppo di ragazzi che conoscevo. Il campionato precedente, però, era terminato con una retrocessione, quindi siamo dovuti ripartire dalla Terza. Arrivammo primi, ma ci fu inflitta una penalizzazione perché avevamo schierato un giocatore che doveva scontare una squalifica. Ad ogni modo, vincemmo per 3-0 la finale play-off contro il Baiso, oltre al “Trofeo dei Presidenti”. Vedevo che tutto ciò mi appassionava tanto e anche nell’annata seguente facemmo molto bene: da neopromossi, siamo stati primi per tutto il girone d’andata, nonostante ci fossero squadre come Riese, Sammartinese e Campagnola. Purtroppo si fece male il nostro portiere e cedemmo qualche posizione, però fu comunque un cammino straordinario».

Un’altra esperienza importante della sua carriera è stata quella con lo United Carpi, con cui ha vinto i play-off di Prima Categoria. Cosa può dirci di questo capitolo?

«Il mio percorso è proseguito con esperienze tra squadre di Prima e Seconda Categoria, come Fellegara e San Faustino. Ho avuto la chiamata della Casalgrandese, ai tempi in Eccellenza, ma sono andato lì in un momento in cui c’erano parecchie criticità. Il budget era risicato e, dopo 7 giornate, mi sono dimesso, perché vedevo che non c’erano i presupposti per raggiungere la salvezza. Per fare bene si sarebbe dovuto inserire diversi elementi di valore, in quanto avevamo tanti ragazzi provenienti da campionati di Prima e Seconda. Raggiungere l’obiettivo con quei calciatori era complicato. Ho ricevuto una proposta dal Fabbrico l’anno dopo e ho detto di sì volentieri. Stavo facendo molto bene: avevamo ottenuto 14 risultati utili di fila con una squadra molto giovane, un percorso davvero straordinario. Purtroppo, tuttavia, ho avuto un problema di salute grave - un aneurisma cerebrale - e ho rischiato la vita. Sono stato operato a Parma, dove mi hanno embolizzato e dove mi hanno messo una clip. Dopo essere stato graziato da Dio, sono ripartito più forte e motivato di prima, con la voglia di tornare ad allenare per raggiungere il più alto livello possibile. Del resto, mi sono sudato tutte le categorie dalla Terza all’Eccellenza e il mio obiettivo è arrivare almeno in D.
Non vedevo l’ora, inoltre, di riabbracciare i miei figli. Ho dovuto aspettare sei mesi su indicazioni dei medici e sono ripartito con calma dalla Prima Categoria, scendendo un attimo di livello quindi. Le mie condizioni di salute hanno indubbiamente inciso sul mio nuovo inizio, anche perché venivo da un trascorso positivo in Promozione. Lo United Carpi mi ha cercato; mi conoscevano già dai tempi del Fabbrico e hanno deciso di affidarmi una squadra che stava facendo benissimo. Sono arrivato e abbiamo ottenuto subito tre vittorie consecutive. Eravamo in piena zona preliminari, ma il Covid ha interrotto il nostro slancio. Ho deciso di rimanere con loro anche nel campionato successivo, ma la pandemia ci ha costretto ad interrompere il nostro cammino di nuovo. Successivamente, siamo finalmente riusciti a riprendere da dove avevamo lasciato e abbiamo vinto i play-off. Siamo arrivati 2°, ma non ci hanno ripescato. Io, però, mi sono detto:«Non voglio più fare la Prima Categoria». Mi sono fermato per 4 o 5 mesi sperando che arrivasse una proposta allettante. Non ho ricevuto niente che mi soddisfacesse a pieno, dunque sono tornato allo United, che all’ultima giornata di campionato era 3° in classifica, ma che si apprestava a disputare i preliminari un po’ demotivato, in quanto reduce da un trend negativo. Abbiamo realizzato qualcosa di incredibile. Ricordo quando abbiamo affrontato la Centese in semifinale, vincendo ai rigori, e non dimentico nemmeno, ovviamente, il 2-0 sullo Junior Corticella, in finale. Tra l’altro, anche nelle tre gare precedenti avevamo vinto senza mai subire gol. Sono rimasto anche in Promozione e pure quello è stato un capitolo importante. Ai nastri di partenza del torneo, eravamo visti come una squadra destinata a lottare per la salvezza, poi però siamo arrivati 4°. Un altro grandissimo campionato, nonostante ci fossero formazioni come Vianese, Bibbiano, Arcetana, CDR Mutina e Sanmichelese. Poi è arrivata la chiamata di Sasà Greco…»

A proposito di Arcetana, lo scorso anno avete rischiato la retrocessione, tuttavia siete riusciti a salvarvi con una rimonta straordinaria. Cos’è scattato in voi?

«L’anno scorso, in accordo con Sasà Greco, avevamo deciso di rifare completamente la squadra. Avevamo quindi deciso di mettere assieme ventuno giocatori nuovi, due dei quali d’esperienza, ovvero Teocoli e Giaroli, storico capitano. I restanti calciatori erano tutti giovani. All’inizio abbiamo avuto bisogno di tempo per cercare di mettere tutti al posto giusto, anche perché molti atleti provenivano dalla Promozione e non conoscevano la categoria - qualcun altro aveva anche giocato in Eccellenza, ma retrocedendo -. Erano tutti ragazzi con una grande voglia di mettersi in gioco per raggiungere l’obiettivo. Siamo partiti male, poi abbiamo trovato un assetto giusto, che ci ha consentito di vincere tutti gli scontri diretti del girone d’andata, fatta eccezione per due pareggi con Sporting Scandiano e Formigine. Abbiamo chiuso la prima metà di campionato con ventuno punti, un ottimo risultato. Nella pausa, purtroppo, come ogni tanto capita - anche se non dovrebbe - con le squadre dotate di poco budget, molti sono andati in vacanza e ci siamo potuti allenare poco. Otto atleti, inoltre, hanno dovuto saltare le prime tre partite dopo aver contratto un virus, quindi siamo scesi in campo con tanti ragazzi della Juniores. Eravamo in grande difficoltà, ma comunque sereni, a differenza di quello che veniva detto da molti addetti, che ci davano per retrocessi. I risultati non arrivavano, ma le prestazioni fornite dalla squadra erano importanti: ricordo una grande prova sul campo della Correggese, nonostante perdemmo 3-0. Creavamo tante occasioni e ce la giocavamo con tutti, quindi eravamo consapevoli che saremmo riusciti a raggiungere l’obiettivo, qualora avessimo mantenuto quella continuità nelle prestazioni. Il gioco c’era e andava di pari passo con le occasioni prodotte. Il gruppo, peraltro, era coeso. Grazie anche ad una società che ha creduto fortemente in me, abbiamo tagliato il traguardo con tre giornate di anticipo, perché, quando vincemmo 2-3 a Colorno, in rimonta, fu decisivo. Nelle ultime 10 gare di ritorno, peraltro, abbiamo perso solo con la Vianese. Toccando ferro, quest’anno siamo partiti con lo stesso ritmo. Ripeto: nelle ultime 14 sfide, tra il termine della scorsa stagione e l’inizio della nuova, abbiamo perso soltanto una volta. Sono andati via tanti giocatori importanti, come Pugliesi, Giaroli, Predini e Ferrari, ma abbiamo inserito tantissimi giovani. Mi sono trovato benissimo con il DS Zannoni, anche perché, nonostante il budget sia spesso modesto, la società ti fa sempre lavorare bene e dà la possibilità a tutti di crescere. L’organico, come detto, si è ringiovanito parecchio - l’età media è di 21,7 anni, quindi davvero bassa - e si nota, anche perché avremmo potuto ottenere due punti in più, o forse anche quattro, però stiamo facendo un percorso con dei ragazzi alle prime esperienze che chiaramente possono e devono ancora maturare. So già che vivremo dei periodi complicatissimi - è normale che ci saranno -, ma d’altro canto ho detto ai miei atleti che non devono accontentarsi: devono dare il 200% senza porsi limiti. Giochiamo per vincere ogni partita. Facciamo un calcio molto propositivo e andiamo in pressione a tutto campo; sono idee che, per una squadra che si deve salvare, possono sembrare azzardate, ma loro si divertono e i risultati, almeno per ora, sono arrivati».

Quest’anno siete partiti forte: non avete ancora perso e avete fermato squadre come il Nibbiano & Valtidone, che lo scorso anno è arrivato ad un passo dalla Serie D, e la Fidentina Borgo San Donnino, che davanti aveva un centravanti come Nocciolini che ha giocato in B. E’ soddisfatto di questa fase di avvio?

«Siamo partiti con il Fabbrico disputando 83 minuti di altissimo livello, sotto tutti i punti di vista. Abbiamo avuto tante palle gol, ma non le abbiamo sfruttate e abbiamo rischiato di perdere la partita nel finale. Quella con il Nibbiano è stata la sfida in cui abbiamo sofferto maggiormente, perché abbiamo creato poco. Lo spessore dell’avversario, indubbiamente, era elevatissimo, però credo che abbiamo disputato una gara solida, in cui bisognava essere impeccabili sotto l’aspetto tattico. Abbiamo avuto solo un paio di sbavature e in entrambe le occasioni abbiamo rischiato di prendere gol. Siamo andati poi a Formigine e abbiamo realizzato un primo tempo che, sinceramente, sarebbe dovuto terminare 4-0. Abbiamo costruito tante azioni, ma, come ci sta capitando ultimamente - cosa che ovviamente mi fa un po’ arrabbiare -, non siamo riusciti a chiudere l’incontro. Se caliamo di ritmo e lasciamo spazio a questi giocatori esperti e maliziosi, si rischia di lasciare dei punti per strada. Ci è capitato anche contro la Fidentina Borgo San Donnino che, facendo registrare a sua volta tante occasioni, ha trovato il due pari. Se avessimo messo un lucchetto al match, visto che mancavano 10 giri di lancette quando abbiamo avuto le due opportunità più ghiotte, sarebbe terminato con un esito diverso. Dobbiamo migliorare, ma sono contento della dedizione che stanno mettendo i ragazzi: stanno dando tutto quello che hanno. Credo, però, che la cosa più importante non sia tanto fermare le squadre più strutturate, bensì scendere in campo con l’obiettivo di provare a vincere ogni partita. Non dobbiamo avere paura di nessuno, nonostante ci siano formazioni più attrezzate. Domenica avremo uno scontro diretto difficilissimo a Bobbio, poi quattro gare, almeno sulla carta, proibitive, contro Terre di Castelli, Fiorenzuola, Vianese e Agazzanese. Il nostro atteggiamento, però, sarà sempre quello di andare in campo per vincere. Questo è ciò che devo inculcare nella mente dei miei ragazzi».

Chiudiamo con una curiosità. C’è un allenatore che per lei è stato di grande ispirazione durante la sua carriera?

«Quando ho iniziato ad allenare, erano gli anni d’oro di Mourinho. Lo ammiravo parecchio, tanto che all’inizio mi ero messo a giocare con il 4-2-3-1: volevo seguire la sua filosofia, replicando anche le esercitazioni in allenamento. Negli ultimi anni, invece, ho seguito parecchio il calcio innovativo di Gasperini, ma, per esperienza, ti posso dire che non esiste un modello o uno schieramento ideale: bisogna sempre adattarsi alla squadra che si ha a disposizione. In base ai giocatori che hai, devi tessere un vestito, ovvero un modulo, un’idea, qualcosa che sia adatto a ciò che hai a disposizione insomma. Secondo me, l’importante, per l’allenatore, è entrare nella testa dei giocatori, essere credibile e mostrare che ciò che cerchi di fare apprendere porta ad ottenere dei risultati».

Ringraziamo sentitamente Mister Cristian Borghi per la collaborazione e l’opportunità concessaci.

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