08/05/2020 - In questi giorni si sta facendo un gran parlare in merito alla possibile riforma dei campionati: stando a voci sempre più ricorrenti, la Figc potrebbe rivoluzionare le categorie del calcio italiano già a partire dalla stagione 2020/2021. Il nuovo editoriale di Fabrizio Tagliavini, direttore sportivo della Folgore Rubiera San Fao, fa il punto proprio sull'ampio ventaglio di temi che riguardano questa eventuale ristrutturazione.
"Per fortuna che almeno hanno pensato di approfittare del momento per riformare i campionati: si tratta di un cambiamento assolutamente necessario, perchè il settore professionistico deve essere composto con il numero di società che la situazione economica consente. Penso che un girone di serie A (con una organizzazione e dei budget di livello internazionale) e due gironi di serie B siano una buona idea. Al tempo stesso, mi sembra giusto fondere la C e la D in un'unica categoria semiprofessionistica (a mio parere), con sue regole chiare. Visto che questo nuovo campionato richiederà comunque un impegno importante, i giocatori e allenatori devono godere di uno "status" accettabile con versamento di contributi e posizione pensionistica (anche se su livelli modesti): così qualcuno potrà occuparsi contemporaneamente anche di un'altra attività lavorativa, ma molti potranno tentare di fare calcio per professione. Di certo non bisogna replicare la situazione dell'attuale serie D, dove il finto dilettantismo ha la conseguenza di creare tanti giovani che si illudono di vivere di calcio. Poi, a mio parere, le società che intendano partecipare alla nuova categoria semiprofessionistica dovranno versare una fidejussione seria: l'importo andrà fissato dalla Lega, e comunque lo immagino pari ad almeno il 50% della spesa media per affrontare il campionato. Tale cifra andrà man mano scalata a pagamenti avvenuti, in una percentuale tale da mantenere il controllo e la verifica che tutto proceda per il meglio. In più le società che non rispettano i contratti devono essere espulse dal mondo calcistico, e i dirigenti coinvolti ne vanno esclusi come persone. A livello di regolamenti sportivi, bisogna poi trovare un numero di gironi che sia in equilibrio con la categoria dilettantistica sottostante: ciò per garantire un efficiente meccanismo di promozioni e retrocessioni.
Passando a parlare proprio dei dilettanti, c'è l'assoluta urgenza di arrivare a una semplificazione della gestione: bisogna fare in modo che le società possano esistere senza la necessità di rivolgersi a commercialisti, esperti tributari, avvocati etc. Bisogna che la Figc chiarisca con la Agenzia delle Entrate quali sono le regole, per evitare di finire in balia di funzionari che hanno l'ordine di recuperare soldi da chi in realtà si occupa soltanto di sport e socialità. Poi, almeno in Eccellenza, sarebbe giusto rendere necessaria una liberatoria per iscriversi: il documento, controfirmato dai tesserati, servirebbe ad attestare che la società ha pagato tutti i rimborsi relativi all'annata precedente. Agli occhi delle altre componenti della collettività civile, il mondo del calcio deve infatti garantire di essere formato da persone per bene, il cui unico scopo è semplicemente quello di divertirsi insieme. Bisogna infine limitare gli obblighi (giovani ed età, obbligo juniores etc.): credo pure che sia giunto il momento di eliminare il vincolo al raggiungimento dei 18 anni, con qualche tutela per la società che ha formato un giovane ma con la libertà al tempo stesso per i giocatori di andare dove credono meglio. Così i club potranno contare di tenere i loro ragazzi di tutte le età perché stanno bene lì, e non soltanto perché esiste un vincolo. Sono poi necessari incentivi a chi lavora sui giovani, ufficializzando quelli derivati dalle unioni di più società. Più nello specifico, se le società A, B e C danno vita ad un unico settore giovanile denominato D, deve risultare che tutte e tre le società sono dotate di settore giovanile: ovviamente, accertandosi che ciò sia vero.
Per quanto concerne altri aspetti, ritengo che sarebbe molto meglio istituire gironi di Eccellenza e Promozione a 16 squadre. La nostra Regione ha un clima che in certe annate può rendere difficile la disputa di 34 turni: con 4 giornate in meno si possono invece escludere le partite infrasettimanali, lasciando anche un paio di settimane a disposizione per i recuperi. A livello di formule, per me si potrebbero introdurre i play off per salire dall'Eccellenza emiliano-romagnola alla categoria superiore: tuttavia, solo se chi vince ha poi diritto a una promozione sicura. Disputare degli spareggi al solo scopo di stilare un'eventuale graduatoria di merito risulterebbe deleterio, anche se comunque contribuirebbe a rendere un po' più interessanti le ultime partite per tutte le squadre.
In linea generale anche il calcio soffre di burocrazia: un altro problema (che accomuna anche il settore politico) è dato dal fatto di avere una classe dirigente di modesta levatura a livello soprattutto nazionale. Per capirlo, basti pensare che non è ancora stato ufficializzato lo stop definitivo ai campionati in corso. Potrebbe dunque essere utile che tutta la categoria dirigenziale di società e Figc subisse un importante svecchiamento e rinnovamento a vari livelli (a partire da me), per portare una mentalità moderna in un mondo vincolato a troppe regole ormai superate".
Nella foto Fabrizio Tagliavini, direttore sportivo della Folgore Rubiera San Fao di Eccellenza,
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